EMILIA E BEATRICE SI TROVANO DOPO PIÙ DI 60 ANNI

Sembra un racconto tratto dal libro “Cuore”: è il racconto di un’amicizia giovanile fra due donne che riescono a ritrovarsi e a rivedersi soltanto dopo più di sessant’anni.
E questo grazie alla tenacia di Emilia Loatelli, di origini goitesi ma da tempo trapiantata in Francia, a Douai, vicino al confine con il Belgio, terra di miniere e di minatori.
Emilia, oggi più che settantenne, era nata a Goito e nel paese sordelliano ha trascorso, con la famiglia, la sua giovinezza nella cosiddetta “Casa Rossa”, detta anche l’Ortaglia, una costruzione, tutt’ora esistente, dalla caratteristica forma esagonale, costruita a guardia di una delle porte di accesso al parco di Villa Moschini: il padre lavorava proprio in quel vasto parco, ricco di piante e di coltivazioni agricole, alle dipendenze della ricca famiglia proprietaria, i Moschini appunto.
In quella casa color rosso viveva pure la famiglia Gandini, la quale, subito dopo l’ultima guerra mondiale, si rese disponibile ad ospitare una ragazza del povero Sud: da Avigliano, un paesotto accovacciato sulle colline della Basilicata, in provincia di Potenza, nel 1946 arrivò a Goito Beatrice Colangelo, sette anni, una ragazzina simpatica e piena di vita. Fra lei ed Emilia, che aveva qualche anno in più, scoppia subito una forte amicizia, un’amicizia sincera, leale, una convivenza spensierata che dura circa un anno: Beatrice tornò poi al suo paesotto nel Meridione e le due donne si persero completamente di vista.
Ma il ricordo di quelle belle giornate trascorse assieme nella campagna goitese rimane vivo e incancellabile: non se ne dimentica certamente Emilia, che tuttavia nel 1957 emigra, seguendo la sorella, in Francia, a Douai, dove il marito di quest’ultima, anch’egli italiano, lavora in una delle molte miniere della zona.
Emilia conosce e sposa anch’ella un minatore, il francese Pierre, ma mantiene sempre stretti rapporti con i suoi familiari e amici goitesi: una sua amica, da allora, gli spedisce ogni tanto un pacco con i ritagli dei giornali locali riportanti le notizie relative al paese di Goito e dintorni, compresi i necrologi dei conoscenti. È proprio dalla lettura di un necrologio che Emilia, rimasta nel frattempo vedova, apprende la terribile notizia della tragica morte di due suoi cari amici, un tempo suoi vicini di casa, i coniugi Buzzago, ai quali faceva sempre visita nelle sue rare permanenze nel paese d’origine.

Emilia Loatelli e l’amica Beatrice Colangelo.

Ma Emilia legge attentamente anche i giornali francesi, e nel 2002 , sul “Journal du Nord”, si imbatte in una notizia che la colpisce: si tratta dell’anniversario di matrimonio di un certo Colangelo, il cognome della sua amica d’infanzia. Cerca allora su tutte le guide telefoniche che trova, telefona a tutti i Colangelo che riesce a rintracciare, e finalmente le risponde una nipote di Beatrice che le comunica che la zia, rimasta vedova e senza figli, vive sola in un paesello dell’Oltrepo Pavese, a Montù Beccaria.
Il resto è cronaca di questi giorni: Emilia ritorna per qualche settimana a Goito, ospite del fratello Bruno, della sorella Bruna e delle nipoti, e prende accordi con Beatrice per un incontro a casa sua, nel Pavese, dove si fa accompagnare da amici prima di rientrare in Francia.

Dopo più di sessant’anni Emilia e Beatrice si sono dunque riviste, si sono riabbracciate, hanno pianto assieme: un incontro che ha avuto momenti di forte emozione e commozione. In poche ore le due amiche hanno ripercorso un’intera vita, la loro storia, rinsaldando un’amicizia che è riuscita a rimanere intatta e superare il tempo e la lontananza e che avrà sicuramente, come entrambe si sono ripromesse, altre occasioni d’incontro.