PRESENTAZIONE

Il Parco del Mincio è stato istituito dalla Regione Lombardia nel 1984, nell’ambito della legislazione sulle aree protette che ha vincolato molta parte del territorio lombardo. La gestione è affidata ad un Consorzio comprendente i tredici Comuni rivieraschi e l’Amministrazione Provinciale di Mantova, ed è iniziata nel 1986.
Il Parco deve tutelare zone di grande pregio naturalistico e di valore paesaggistico inserite come minuscole perle in un territorio densamente abitato, dove l’agricoltura è molta intensiva, gli animali da allevamento sono cinque volte gli abitanti e dove fiorisce una economia di buon reddito che poggia su un artigianato diffuso e su piccole, medie e grosse imprese industriali.

Un obiettivo difficile ma indispensabile da perseguire, per preservare e valorizzare un bene che è legato alla memoria storica della gente che ha abitato sulle rive del Mincio e dei laghi.
La diffusione del fenomeno degli inquinamenti del suolo e delle acque, la manomissione del territorio, hanno in questi anni creato la paura che si vada verso l’irreparabile e hanno quindi stimolato una coscienza ed una cultura per cercare un equilibrio fra sviluppo della società moderna e conservazione dell’ambiente.
L’istituzione di una ventina di Parchi nella Regione più industrializzata d’Italia, la Lombardia, ne è la prova.
L’Amministrazione del Parco vuole contribuire a questo dovere civico, ma anche – conservando e valorizzando i pregi naturalistici del Parco – riproporre la rilettura della storia straordinaria di questo territorio, ricco di memorie storiche e di arrte, dagli Etruschi a Virgilio, dal Risorgimento a Andrea Mantegna e Giulio Romano e intriso delle tradizioni della civiltà contadina e padana, con i suoi antichi mestieri indissolubilmente legati alla terra e alle acque dei fiumi.

 

 

La Flora

NELLA PIANURA PADANA

II territorio attraversato dal fiume è in gran parte pianeggiante e costituito da terreni coltivati, in prevalenza prati irrigui che alimentano prosperosi allevamenti di bestiame.
Lungo le sponde, laddove il paesaggio non è caratterizzato da ampi filari di pioppi – come nell’alto Mincio – le essenze forestali spontanee sono rappresentate prevalentemente da salici, pioppi, farnie, cerri, ontani.
Sono in riduzione i filari di platani e gelsi lungo le rive dei fossati; il Parco sta perciò realizzando una politica incentivante le presenze arboree nelle campagne, rese sempre più “piatte” dallo sfruttamento intensivo e meccanizzato.

 

LA VEGETAZIONE PALUSTRE

Notevole importanza floristica rivestono le zone umide delle Valli del Mincio e dei laghi di Mantova, in particolare il Lago Superiore, in cui si hanno notevoli presenze di vegetazione palustre, con estesi canneti e cariceti. Questi formano una fascia vegetazionale destinata, nel tempo, a colonizzare i suoli umidi che, infatti, costituiscono uno stadio transitorio destinato ad evolversi. Per questo nelle Valli l’annuale operazione di sfalcio si pone come intervento di rimozione artificiale della biomassa prodotta per arrestare o quantomeno ritardare l’ineluttabile processo di bonifica.
In questi ambienti sono poi presenti numerose piante acquatiche.
Le Ninfee (Nymphaea alba, Nuphar luteum) sono note a tutti per i bellissimi fiori bianchi e gialli, fatti apposta per attirare gli insetti che assicurano l’impollinazione; sono comuni nei tratti di acque lente e vivono ancorate ai fondali, portando in superficie, oltre ai fiori, le grandi foglie rotondeggianti.
Altra specie comune nelle Valli del Mincio è la Castagna d’acqua (Trapa natans) che ha costituito nei secoli passati fonte di nutrimento per le popolazioni locali e che oggi è considerata una raffinatezza culinaria. I suoi caratteristici frutti galleggianti a tre punte (e ciò spiega il nome dialettale “trigoli”) hanno infatti un contenuto farinaceo molto elevato ed un sapore che ricorda le castagne.
Sono inoltre presenti le inconfondibili Lenticchie d’acqua (Lemna) costituite da un minuscolo dischetto verde che galleggia e dal quale si dipartono verso il basso sottili filamenti radicali; i bianchi Ranuncoli (Ranunculus acquati-lis) e, verso i canneti e le sponde, emergono i pennacchi della Tipha ed i cespugli di Ibisco (Hibiscus palustris) con la loro esotica e rara fioritura.
Da segnalare, infine, lo spettacolo che ogni anno si rinnova nei mesi di luglio ed agosto, della fioritura dei fiori di Loto (Nelumbo nucifera). Piantato nel 1921 da un’appassionata naturalista in pochi rizomi, costituisce oggi una vera e propria “isola” verde galleggiante punteggiata dall’incomparabile rosa di questi profumatissimi fiori.
Va ricordato che lo sviluppo delle piante del loto è sorprendente e pare inarrestabile: il risultato è che la zona stagnale è sempre più invasa ed il loto mette a repentaglio la sopravvivenza di altre specie e la stessa ossigenazione delle acque.
Per questo il Parco, nell’ambito dei programmati periodici lavori di pulizia dei laghi, ha predisposto ipotesi tese al contenimento dello sviluppo dei rizomi.

 

La Fauna

UCCELLI E MAMMIFERI

I protagonisti della vita animale nel territorio del Parco sono sicuramente gli uccelli, che sono presenti con molte specie legate soprattutto all’ambiente acquatico e palustre.
Tra quelle stanziali si annoverano Gallinelle d’acqua, Folaghe e Germani reali, Svassi maggiori e Tuffetti nelle zone in cui si alternano canneti e spazi d’acqua aperti, Martin pescatori dalla splendida livrea. Basettini, Pendolini e Migliarini di palude. Da marzo le zone circostanti il fiume e in particolare le Valli del Mincio si popolano di numerose specie di uccelli che tornano nel Parco dopo aver trascorso l’inverno in luoghi caldi.
Frequenti le candide Garzette che, insieme a Nitticore e Sgarze ciuffetto, nidificano in grandi colonie lungo il Basso corso del Mincio; anche l’Airone rosso forma importanti garzate nei canneti e la sua grande sagoma in volo rappresenta una nota caratteristica dei laghi di Mantova. Importante per la sua rarità è poi la presenza come nidificante del Mignattino. Non mancano i rapaci, rappresentati dal Falco dì palude e – di passaggio – il raro Falco pescatore. In estate è presente il Nibbio bruno, che costruisce i suoi nidi sulle grandi piante di Bosco della Fontana.
Fra le altre specie nidificanti più conosciute vi sono: Tarabusino, Marzaiola, Porciglione, Pavoncella, Sterna comune, Cuculo, Cutrettola, Usignolo di fiume, Beccamoschino, Salciaiola, Forapaglie, Cannaiola, Cannareccione. Durante i passi autunnale e primaverile le aree umide si popolano di anatidi e limicoli in transito; migliaia di Folaghe, insieme a Cormorani, Gabbiani e altri uccelli acquatici, sostano nel Parco per tutto l’inverno.
Nell’ambiente palustre in senso stretto vivono poche specie di mammiferi; tra queste ricordiamo il Ratto delle chiaviche e il Topolino delle risaie, mentre è divenuta ormai rarissima la Lontra.
Nel Bosco della Fontana vi sono Tassi e Cinghiali. Discontinua è la presenza di Volpi e Faine. Frequenti sono poi Talpe, Ricci, Lepri e Donnole.

 

PESCI ANFIBI E RETTILI

Le caratteristiche dei popolamenti ittici delle zone umide dipendono, in larga misura, dalla cronica carenza d’ossigeno che le contraddistingue, alla quale si somma il carico organico aggiuntivo di origine antropica che è spesso convogliato in palude. Così in quelle zone si è assistito ad un graduale declino delle specie più sensibili (Luccio, pesce Persico, Persico trota, Vairone) e ad un corrispondente incremento di specie tolleranti (Scardola).
Altro elemento di disturbo è rappresentato dalle pratiche di ripopolamento con specie estranee alle nostre acque (pesci Gatto, Persico trota e sole). Le Anguille sono invece state seriamente ostacolate nei movimenti migratori (che sono collegati alla loro biologia riproduttiva) dalla presenza di chiuse lungo i corsi d’acqua.
Intorno alle acque del fiume ruota inoltre la vita di molte specie di anfibi, come Rane, Raganelle e la grossa Rana bue nel basso corso del Mincio, e rettili come le Bisce dal collare e le Tartarughe d’acqua. Nelle zone meglio conservate la fauna acquatica è arricchita da Granchi, Gamberi di fiume e Gamberetti comuni, questi ultimi chiamati “saltarei” nel locale dialetto e prelibati in gastronomia

 

Il tempo libero

IL TURISMO E LE FESTE POPOLARI

Nella nostra provincia sono largamente presenti i resti della storia e delle tradizioni culturali che da sempre hanno profondamente legato la gente al fiume Mincio; così che a fianco della città dei Gonzaga, coi suoi palazzi e le sue chiese, trovano una loro valenza turistica una ricca serie di piccoli borghi che concorrono alla identificazione di proposte e itinerari culturali, storici e ambientali.
A ciò vanno aggiunte le numerose occasioni di conoscenza del territorio che sono fornite dalle tradizioni popolari, il cui momento più spettacolare è rappresentato dalle numerose sagre e fiere paesane che si svolgono in tutti i Comuni, concentrandosi per lo più durante il periodo estivo.
Si tratta di momenti di festa che catalizzano l’energia di tutto l’abitato che celebra così ricchezze e peculiarità, quasi sempre di stampo contadino, della zona. Alcune si sono fatte conoscere più di altre e non è raro incontrare a questi appuntamenti numerosi turisti.
Fra queste segnaliamo nel mese di luglio la festa del pesce a Rivalta (11-15), sagra paesana durante la quale è possibile la degustazione del pesce del Mincio in riva al fiume. Agosto è invece caratterizzato da un appuntamento ferragostano di grande rilievo: si tratta dell’antica fiera delle Grazie. Sul sagrato del Santuario delle Grazie di Curtatone è dagli anni settanta che si danno convegno i “Madonnari” di ogni dove che con i loro gessetti colorati elaborano – nella notte di ferragosto appunto -decine di immagini sacre, allegoriche o naif sul piazzale asfaltato. Sempre in agosto (il 26) c’è la fiera a Governolo con spettacoli pirotecnici sul Mincio, mentre a settembre (1-2) si celebra a Monzambano la tradizionale festa dell’uva con mostra dei prodotti locali, degustazione e concorso delle uve.
La stagione estiva si conclude a Rivalta dove a fine settembre viene organizzata la fiera della Valle del Mincio ove, con stand e manifestazioni folcloristiche, si esalta il valore dei prodotti della Valle.

 

L’AGRITURISMO E LO SPORT

Una sosta nel paesaggio agreste del Parco del Mincio può essere apprezzata anche organizzando soggiorni presso i centri agrituristici. Non numerosi ma ben organizzati, ve ne sono infatti a Monzambano e Ponti sul Mincio con anche possibilità di agricampeggio, a Rodigo ed a Mantova in corti agricole o a Porto Mantovano in villa gonzaghesca del 500. Tutti offrono possibilità di ristoro con prodotti tipici del fondo.
Oltre all’agriturismo un modo di vivere a contatto con l’ambiente senza comprometterne l’equilibrio è costituito da alcuni sport “tranquilli”. Tutto il territorio del parco si presta infatti ad essere percorso in bicicletta ed a passeggiate equestri nelle campagne o lungo gli argini del fiume. Ideale poi per gli appassionati di canoa è il tratto di fiume che scorre da Pozzolo a Goito. Qui il Mincio scorre in alveo seminaturale, senza arginature e sbarramenti artificiali, immerso nel verde della campagna, tra isole di vegetazione lussureggiante e rive alberate. L’imbarco a Pozzolo è sulla sponda destra dopo il ponte; lo sbarco è poco prima dell’abitato di Goito, presso il lavatoio, sempre in sponda destra, di fronte all’ingresso di villa Moschini. Grado di difficoltà: 1°.

 

GOITO – Formazione del territorio, geomorfologia, caratteri paesaggistici e pedologici, attività agricola

Per poter circoscrivere in un quadro organico le diverse realtà naturalistiche e morfologico-paesaggistiche del territorio goitese è indispensabile fornire alcune notizie sulla interpretazione dei fenomeni geologici e climatici che ne hanno condizionato l’evoluzione naturale non potendo prescindere dal prendere in considerazione il restante territorio circostante.
La formazione del suolo della pianura pedecollinare goitese è da ricondurre al periodo della grande glaciazione Wurmiana (del Wurm), la cui genesi risale tra i 115.000 e i 20.000 anni fa, quando durante l’ultima grande espansione glaciale il territorio montano della Lombardia era interamente sepolto sotto un’enorme coltre di ghiaccio.
Il ghiacciaio del lago di Garda raggiungeva circa a metà lago gli 800-900 metri di spessore e si espandeva sulla pianura bresciana, mantovana e veronese a formare un ghiacciaio pedemontano largo una trentina di Km. dal cui fronte prendevano origine diversi fiumi.
Ai lati di questo grande ghiacciaio si elevavano, di formazione molto più antica le grandi montagne che si vedono oggi quali il Montebaldo ad Est e le cime delle Giudicane ad Ovest.
Il Ghiacciaio aveva la propria fonte di alimentazione nelle alpi Retiche e in esso confluivano i ghiacciai vallivi provenienti dalla valle dell’Adige e del Sarca.
L’azione erosiva del ghiacciaio con le sue ampie colate trasportava a valle enormi quantità di materiali morenici. Questi stessi materiali andarono a formare l’anfiteatro morenico; l’incessante azione di sedimentazione dei materiali trasportati dalle acque di disgelo oltre le colline ricoprendo in continuità delle superfici piuttosto ampie di territorio, ha dato così luogo alla formazione della pianura pedecollinare.
Successivamente la coltre glaciale si è progressivamente ritirata e da allora come unico grande immissario del bacino del lago di Garda è rimasto il fiume Sarca mentre il Mincio, il fiume che unisce il lago al Po, è l’unico corso d’acqua a fungere da emissario.
Lo stesso fiume Mincio per effetto di eventi naturali geologicamente relativamente recenti e per l’opera degli interventi dell’uomo all’incirca dal 1500 d.C. ai giorni nostri, ha subito innumerevoli spostamenti del proprio alveo determinando così l’attuale assetto morfologico del territorio ad esso interessato.
Nel nostro comune sono particolarmente evidenti le risultanze paesaggistiche del terrazzo morfologico della Costa della Signora faticosamente scavata dal fiume che dalla Bassa dei Bonomi tra Volta Mantovana e Pozzolo corre sino a Mantova caratterizzando l’orizzonte ovest della pianura fluviale del Mincio.
I suoli del comune di Goito hanno quindi origini antiche nati per effetto dell’azione del ghiacciaio del Garda ma modificati e strutturati dal Mincio per effetto delle straordinarie esondazioni che sono succedute nei millenni, nonché dell’opera continua di bonifica operata dall’uomo nell’intento di adattare il suolo alle proprie esigenze di sostentamento qualificate nell’attività agricola.
Ma quali sono le caratteristiche peculiari del suolo delle campagne di Goito?
Bisogna premettere che la vera ricchezza dei suoli goitesi si deve all’abbondante presenza d’acqua; il comune di Goito presenta fondamentalmente due vaste aree diverse per caratteristiche pedologiche.
Ad ovest del terrazzo morfologico formato dal Mincio, per intenderci le zone del comune che vanno in direzione dei comuni di Redigo, Gazoldo e Ceresara, sono caratterizzate da suoli ricchi di sedimenti fini, discretamente profondi, formati in prevalenza da componenti argillosi e da limi quindi notevolmente plastici, capaci di lunghe ritenzioni idriche, pertanto estremamente fertili.
Qui il sistema irriguo adottato è del tipo ad aspersione con “sollevamento idraulico” poiché il livello dei piani di campagna risulta essere notevolmente superiore alle quote di pelo d’acqua sia del Mincio che del Canale Caldone.
Le colture maggiormente presenti sono quelle della Soia, del Mais , dell’Orzo, della Bietola, del Girasole e dei prati artificiali da vicenda.
Nella zona ricompresa ad Est-Sud del sopracitato terrazzo morfologico sono presenti i prati stabili polifiti per l’allevamento stabulato del bestiame da latte. Qui i suoli denotano scarsa profondità (dai 35 ai 70 cm. lo strato di terreno di interesse agronomico) e sono caratterizzati da una struttura sciolta con presenza di scheletro più o meno grossolano e negli orizzonti più bassi è rilevante la presenza delle ghiaie che in molti casi hanno determinato in passato discutibili interventi di escavazione selvaggia non certamente mirati allo sviluppo dell’attività agricola e della miglioria fondiaria.
La presenza intensiva degli allevamenti bovini da latte ha permesso la disponibilità di ingenti quantità di letame che hanno migliorato sotto il profilo della fertilità questi terreni poco sostenuti dalla componente colloidale, indice di fertilità fisiologica.
I prati stabili polifìti sono presenti su queste superfici da ben oltre un secolo, facilitati dalla estrema permeabilità dei terreni e dalla notevole disponibilità di acqua di irrigazione sparsa sugli appezzamenti con il sistema a scorrimento, sistema caratterizzato dalla presenza di un insieme estremamente articolato di canali canalini e canalette che permettono dì irrigare i prati anche nei siti più lontani e disagiati.
Il foraggio prodotto in questa zona trasformato in latte dì prima qualità dalle superselezionate vacche presenti nelle moderne stalle goitesi, concorre alla produzione del pregiatissimo Grana Padano, formaggio appetito sulle mense di tutto il mondo.
Dalla campagna dei prati stabili polifiti emergono inoltre caratteristiche paesaggistiche che la distinguono nettamente in senso positivo da altri contesti. La presenza del verde perenne, di acque limpide dì risorgiva di concerto con il continuo intreccio di filari cedui costituiti dalle specie Platano, Ontano, Pioppo e in misura minore di Acero campestre e Gelso fanno del paesaggio agreste un ambiente ambito per quegli escursionisti che apprezzano sempre più numerosi, luoghi silenti e rilassanti proprio perché inseriti ai margini di aree ormai fortemente antropizzate.

Autore Paragrafo: Glauco Scardocci

 

 

Bibliografie: Parco del Mincio – libretto illustrativo “Natura Cultura Arte Storia”

Fotografie: Parco del Mincio – libretto illustrativo “Natura Cultura Arte Storia”