Il Gioco

Il tamburello è un gioco-sport di squadra simile al tennis, caratterizzato dall’uso di un tamburello rotondo di un diametro di cm 28, che solo in fase di battuta può essere sostituito da un tamburello di forma ovale detto “tamburina”. È un gioco di antica origine, con profonde tradizioni popolari, basti pensare che, stando ad ipotesi, fosse già praticato dai romani.

Sino a qualche decennio fa, le due squadre contendenti, erano formate da quattro giocatori per parte (quadriglia) oppure tre (terziglia), mentre da tempo si è ormai consolidata la formula dei cinque atleti ovvero due terzini posti circa alle estremità della linea di mezzeria, mezzovolo o cavalletto al centro campo, un rimettitore ed un battitori posti circa alle estremità del fondo campo.

Oltre a questi ci sono i giocatori di riserva, che possono entrare in sostituzione di un giocatore senza limite di cambi.

Si gioca su un campo rettangolare (di mt. 80×20) di sabbia fine dal colore generalmente rossa e si utilizza una pallina in gomma dal peso di 84-88 gr. di colore bianco, avente il diametro di mm 59. Il campo, è suddiviso da una linea di mezzeria. In entrambi i rettangoli di gioco vi è una riga che dista di m 5 dal fondo campo, la quale, solo in fase di battuta non deve essere oltrepassata.

La partita consiste nel raggiungimento di tredici giochi. Ogni gioco è composto da una serie di punti chiamati “quindici” e la loro successione è 15, 30, 45, gioco.

Si aggiudica la partita la squadra che per prima raggiunge il punteggio di 13 giochi. In caso di parità sul punteggio di 12 a 12, viene disputato un tie-break al limite di 8 punti (ogni quindici vale un punto).Otterrà la vittoria la squadra che per prima si aggiudicherà 8 punti con un vantaggio di almeno2 sulla squadra avversaria. Se il punteggio arriverà al 7 pari, il gioco continuerà fino a che una delle squadre non avrà 2 punti di vantaggio sull’altra.

La classifica è stabilita per “punti” così attribuiti:

1) vittoria con il punteggio di 13 a 10, a 9, a 8, a 7, ecc.: 3 punti alla squadra che vince e 0 a quella che perde.

2) Vittoria con il punteggio di 13 a 11: 2 punti alla squadra che arriva a 13 e 1 punto alla squadra che arriva a 11.

3) Nel caso si arrivasse a un punteggio di 12 a 12: 1 punto aggiudicato a ciascuna squadra, mentre il secondo punto viene aggiudicato dopo il tie-break, giocato con le regole attuali.

Ogni tre giochi (trampolino), le due squadre cambiano campo. Durante il Campionato, la vittoria vale due punti mentre il pareggio ne vale uno.

La palla può essere colpita al volo o dopo un solo rimbalzo. In fase di battuta, vi è la regola della doppia battuta, che consente al battitore di ripeterla se nel primo tentativo commette fallo. Quindi, la prima battuta “non fa fede” in caso di fallo e vi è la possibilità di rimediare nel secondo servizio. Chi utilizza la tamburina, si avvale della collaborazione di un addetto, meglio definito “cambio tamburina” o “addetto al cambio del tamburello ovale”, che durante il servizio di battuta, gli passa la tamburina e subito dopo gli passa il tamburello. Si perde il quindici quando: – quando la palla battuta o ribattuta, non supera la linea mediana o supera le linee perimetrali del campo; – la palla è rinviata con qualsiasi parte del corpo escluso l’avambraccio che impugna il tamburello; – la palla è toccata consecutivamente da più di un giocatore della stessa squadra; – la palla è ribattuta con il tamburello ovale; – un giocatore invade il campo avversario; – quando la palla tocca le linee di delimitazione del campo, ma metà della palla è più esterna alla delimitazione del campo; – nel caso in cui, le persone che sono in panchina o il cambio tamburina fermano la pallina in fase di gioco, anche nel caso in cui la stessa (che è stata ovviamente ribattuta dall’avversario) è fuori dal rettangolo di gioco e sarebbe fallo. La si può fermare se questa è fuori dal campo di gioco, solo dopo un rimbalzo. Se questa viene fermata prima viene considerato fallo e quindi quindici a favore dell’avversario.

Durante il gioco, si possono spostare di ruolo i giocatori senza alcun limite. Il regolamento, mette a disposizione la possibilità di sospendere il gioco per un minuto, nel massimo di due volte. L’allenatore o il capitano (che porta al braccio una fascia rossa) sono gli unici che possono effettuare questi due tipi di operazioni. Nel caso di discussioni o reclami, solo il capitano può chiedere motivazioni all’arbitro.

L’arbitro, durante la gara si avvale della collaborazione di due guardalinee, posti a fondo campo e parallelamente a lui. Il loro compito è quello di controllare che le palline, non escano dalle linee laterali e che il battitore in fase di battuta non oltrepassi la linea di battuta. Dalle categorie giovanili alla serie “B” i guardalinee devono essere ognuno dirigente o collaboratore di entrambe le due squadre, mentre per la serie “A” o in manifestazioni nazionali o mondiali vi è la terna federale, in cui arbitro e guardalinee sono tutti arbitri designati dalla Federazione.

Oltre a questi accenni di gioco, è molto importante sottolineare l’alto livello agonistico di questo sport in cui vi sono un mix di condizioni che vengono utilizzate e messe in atto e cioè: velocità, rapidità, forza veloce e potenza, resistenza, scioltezza articolare, agilità e destrezza e coordinazione.

Oltre a questi cenni tecnici, aggiungiamo concentrazione, capacità di intuizione e di valutazione ed i riflessi. Possiamo quindi dire che è uno sport che soprattutto per i giovani è molto benefico sia sotto il punto di vista motorio che sociale.

Purtroppo, questi benefici e le qualità di questo sport non sono riusciti tuttavia a far decollare il tamburello negli spazi metropolitani, nonostante i vari sforzi dirigenziali esso rimane un sport povero, di collina, di aree rurali, in particolare piemontesi, lombarde, venete che fatica da sempre ad avere ascolto mediatico, di immagine e di sponsor ma che comunque riesce a mantenere quasi intatta la sua dimensione sportiva, ancora vicina ad una visione più umana della vita.

 

Valentina Tonini
e Marco Dallabella

 

 

I GIOCATORI STORICI DI GOITO

Adami Enzo
Camellini Arduino
Casali Albano
Lodi Rizzini Giovanni
Marcazzan Piergianni
Martelli Mario
Pedrazzoli Angelo

 

I PERSONAGGI

Villa Gianfranco
Il mito della Carpani Goito

 

 

Adami Enzo

Enzo Adami.

Adami Enzo, età ( 1924-2019) pluricampione nazionale, una gloria del tamburellismo goitese.

Uno sport, il tamburello, che Enzo ha conosciuto e praticato fin da piccolo, quando non vedeva l’ora di arrivare a casa, dopo la scuola, per mettersi a giocare con il Giacopuzzi che gli aveva regalato papà: giocava nella sua corte, le Barattere, con gli amici Taraschi, Martini ed altri.
Più tardi cominciò a cimentarsi a livello agonistico nel Maglio, sia come terzino che come battitore, assieme a Banali, Bodini e al Gaddo Villagrossi.

Perfino durante la guerra riuscì a partecipare a sfide all’ultimo colpo: faceva parte della compagine allestita da Angelo Ongari e partecipava ad esibizioni durante le sagre di paese (memorabile quella di Marmirolo, ad esempio, quando riuscì a battere Rossi, fortissimo battitore, e un certo Marino Marzocchi da Castelgoffredo, quello che diventerà di lì a poco il famoso Mara), e poi gare a Soave, dove sconfisse la quotatissima Malavicina dei vari Toffolo, Coghi e Perfranceschi, e persino in quel di Boscochiesanuova.

L’anno decisivo per la carriera di Enzo fu il 1948, quando entrò a far parte della squadra di casa, diretta dal mitico presidente Arduino Camellini, in compagnia di Albano Casali, Gino Pezzini e Angelo Mario Zomini (allora si giocava in quattro), la gloriosa Società Tamburellistica “Giuseppe Carpani” Goito, gloriosa per i sorprendenti risultati che riuscirà ad ottenere nel breve volgere di una decina d’anni: un titolo nazionale di II categoria (l’attuale Serie B) nel 1950 e ben due titoli nella I categoria (la serie A di allora) nel 1952 e nel 1959.

Indimenticabile la finale del Campionato di seconda categoria vinta nel’50 dai goitesi contro i fortissimi avversari dell’Hellas Verona, disputata proprio sul loro campo Fiera davanti ad un foltissimo pubblico che alla fine non ha potuto far altro che applaudire la bravura degli atleti goitesi.
E pensare che la partita era partita male per Adami e i suoi: troppi falli, troppa soggezione del pubblico e degli avversari.
Ma sul punteggio di 0-4 la “Carpani” Goito ingrana la marcia giusta e lascia di stucco gli avversari con un incredibile serie di colpi fuoricampo (allora il terreno di gioco non prevedeva limiti di lunghezza): 16 a 4 il punteggio finale, un vero trionfo, grandi applausi per quel piccoletto che i tifosi veronesi chiamavano “il sanco”, cioè il mancino, Adami appunto.

Nel 1951, alla prima esperienza nel Campionato di prima categoria, il Goito arriva secondo e prende le misure giuste per la grande vittoria dell’anno successivo, vittoria che arriva grazie ad un sudatissimo pareggio nella partita decisiva, disputata sempre sul campo Fiera di Verona, dove Adami è autore di un’altra incredibile performance (alla fine Renzi, gigantesco atleta del Verona, lo alza con un braccio solo ed esclama ammirato:” ma guarda te se dobbiamo perdere da un uomo così piccolo!).

L’altra storica vittoria arriva dopo sette anni, nel 1959: nel frattempo le regole di gioco sono cambiate, il campo viene delimitato anche nel senso della lunghezza, le squadre sono formate da cinque giocatori.
Quelli della “G. Carpani” Goito sono: Albano Casali, Enzo Adami, Marino Marzocchi (Mara), Mario Martelli e  Angelo Mario Zomini.
Dopo un campionato entusiasmante, ricco di vittorie e di soddisfazioni, inframezzato anche da sfide assai spettacolari (Mara contro tre giocatori, sfide su campo senza limiti di fondo) la compagine goitese ha la meglio sulla formazione del Bussolengo: fu un vero trionfo per giocatori e dirigenti, festeggiati dalle autorità locali e sportive e dagli appassionati locali che allora erano assai numerosi.

Ma il 1959 fu anche l’inizio della fine della bella favola della “Carpani” Goito, questa piccola Società di un piccolo paese, che grazie a sforzi e sacrifici non indifferenti era riuscita a raggiungere prestigiosi traguardi in campo nazionale.
Alla fine della stagione sportiva la Società decide di lasciare liberi i giocatori, alcuni di loro emigrano in altre formazioni, qualcuno smette l’attività: è il caso di Enzo Adami che, deluso da tale decisione della Società, appende il tamburello al chiodo ed abbandono definitivamente l’attività sportiva.

Finisce così, col terzo titolo di campione italiano, la splendida parabola sportiva di Adami, campione non solo sul terreno di gioco, dove fu sempre ammirato per la forte carica agonistica, l’intelligenza tattica e l’efficacia del suo colpo a “pugnetto”, ma anche per la sua correttezza e sportività vero i compagni e gli avversari, una parabola piena di successi e di imprese che rimangono nella storia del tamburellismo goitese e nazionale.
Il goitese Enzo Adami ci ha lasciato il 13 gennaio 2019

Enzo Cartapati

 

 

Camellini Arduino

Il periodo d’oro del tamburello goitese è legato alla figura di ARDUINO CAMELLINI, classe 1913, scomparso il 16 giugno 1988, dirigente e tecnico cui spetta un ruolo primario, nell’ultimo dopoguerra, nella costituzione della società alla memoria del giocatore GIUSEPPE CARPANI (1948), nella sua conduzione fino a conquistare tre allori nazionali.

Sotto la sua appassionata guida il Goito ha militato in serie A dal 1951 al 1972, fino alla rinuncia e alla ripartenza dalla serie C nel 1973.
Egli si distinse per il fervore organizzativo, portando Goito negli anni 50 e 60 al centro dell’interesse nazionale con memorabili sfide tra campioni dell’epoca in cui spesso era protagonista Marino Marzocchi alias “Mara”, e con incontri con formazioni francesi.

Goito fu anche il primo paese del mantovano a promuovere tornei notturni ad altissimo livello richiamando moltitudini di appassionati anche da altre province.

Un personaggio Arduino Camellini che ha profuso le sue migliori energie divenendo simbolo e bandiera del tamburello locale.

 

 

Casali Albano

Albano Casali.

Albano Casali nasce a Sacca, una frazione prolifica di tamburellisti, nel 1925.

I primi colpi di tamburello li dà sullo stradone sterrato e pieno di ciottoli che attraversa la frazione fra le imprecazioni di “Ligio” Belfanti, lo stradino comunale, perché la pallina nera rompe le lampadine dell’illuminazione.
In quelle occasioni scambia i primi colpi con Enzo Adami e con Mario Martelli, e da questo momento inizia il sodalizio che li porterà a grandi traguardi.

E nella “Carpani” dal 1948 e nel 1950, anno di nascita del figlio Franco, giocatore pure lui, conquista il primo titolo italiano di serie B.
Nella squadra sono con lui Adami, Zomini, Pezzini.
Nel 1952 conquista il secondo titolo italiano questa volta di serie A con la stessa squadra del 50.
Devono passare sette anni, prima di arrivare ad un altro titolo italiano, nel frattempo Albano nato come “rimettitore”, diventa “battitore ” ufficiale della “Carpani”.

Nel 1959 conquista il terzo titolo italiano serie A con Mara, Martelli, Zomini, Adami, allenatore Camellini. Giocherà a Goito fino al 1966.
Nel 1967-68 cambia squadra e società e si trasferisce a Volta Mantovana ripartendo dalla serie C.
I risultati arrivano subito. Assieme a Pellegrino Sereni, al cognato Gianni,e a Ferri Aldo (Ciòs) conquista il titolo italiano di serie C e l’anno successivo ottiene la promozione in serie A.

In questo periodo i cavrianesi di “Giorgione” Tondini iniziano a fargli la corte e nei due anni successivi Albano giocherà nella “Bober”. Pur non ottenendo grandi risultati gli anni di Cavriana sono stati ricchi di amicizia e di rapporti umani ancora esistenti.

Nel 1971 con qualche amarezza per i risultati di Cavriana, decide di smettere l’attività.
Gli farà cambiare parere solo l’ostinazione del signor Accomero presidente del Viarigi.

Ogni sabato il suo autista parte da Viarigi, carica Albano e tamburelli e lo riporta a casa la domenica sera. In questa situazione anomala per un tranquillo come lui riesce comunque con la sua squadra di serie C ad essere promosso in B. In quella occasione non conquisterà il titolo italiano; gli farà lo sgambetto proprio il figlio con la “Milani” di Pozzolo. Si rifarà l’anno successivo conquistando il titolo italiano di serie B sono con lui Sereni, Coghi e Aristide Cassullo.

Albano ricorda gli anni di Viarigi ancora con commozione riconoscenza ed affetto. Lui, venuto da fuori, è stato accolto con calore dalla gente di quel paesino ed apprezzato per la sua serietà e modestia.

Con l’esperienza di Viarigi si chiude l’attività agonistica di Albano Casali ma non il suo esempio. Continua a giocare il figlio continua a giocare il cognato Gianni Lodi (“Belinda”), incomincia a giocare il nipote Walter(Marcazzan) che diventerà pluricampione italiano, giocherà per un certo periodo anche il nipote Fabio, figlio di Loredana e Stefano figlio di Gianni Lodi e, ancora dopo, Andrea Marcazzan.
Come dire…. il tamburello in famiglia.

Il goitese Albano Casali ci ha lasciato il 17 maggio 2008.

 

 

Lodi Rizzini Giovanni

Giovanni Lodi Rizzini nasce nel 1935.

Comincia a giocare giovanissimo e già nel 1951 si laurea Campione d’Italia giovanile con la squadra composta dai goitesi Pedrazzoli Bruno, “Picio” Ghizzi e Franco Bissoli (poi giocatore prima in Francia ed in seguito a Torino).

Negli anni’50 È60 veste le maglie di Grazie, Marsiletti, Volta Mantovana dove insieme agli altri concittadini Casali Albano e Ferri vince un Campionato Italiano di Serie “C”.
Negli anni’70 ancora esperienze ad alto livello in Serie “A” in quel di Flero (BS) e Monale (AL).
Gli ultimi dieci anni di carriera lo vedono protagonista nel Mantovano ed in particolare a Castel Goffredo e nella natia Goito dove conclude l’esperienza agonistica nel 1990 non prima di aver conquistato nel 1989 il Campionato Italiano Veterani con la rappresentativa Mantovana in cui militavano anche gli altri goitesi Anacleto Bianchi e Gianni Bonini.

 

 

Marcazzan Piergianni (detto Walter)

Piergianni Marcazzan (Walter).

Piergianni (Walter) Marcazzan nasce a Rodigo (MN) il 27/08/1948 e oggi risiede a Goito (MN).

La sua carriera nello sport del tamburello, pure ricco di personaggi ed atleti di grande levatura, ha dell’incredibile: per ben nove volte è stato campione italiano nella massima serie e due volte nella serie cadetta (la Serie B).

Marcazzan ha fatto i suoi primi passi nello sport tamburellistico nel 1972 giocando nella squadra del suo paese, la gloriosa “Carpani” Goito, allora militante in Serie C; nel 1974 gioca nel “Cereta” nella stessa serie, mentre nel 1974 emigra in quel di Asti, nella formazione del Cerro Tanaro, che porta dalla B alla A.

Nel 1977 ritorna nel Mantovano, e rimane per sei stagioni di fila nella plurivincitrice “ferriere Ongari” di Marmirolo, con la quale vince il titolo di B nel 1977 e quello di Serie A nel 1981, anno in cui vince anche la Coppa Italia.

Dopo un’altra stagione con la Ongari, nel 1983 passa alla “Minotti” Valgatara, con la quale rivince il titolo italiano nel 1984; rimane campione Nazionale anche negli anni seguenti 1986 e 1986, in forza alla veronese CCV Bussolengo, con la quale si aggiudica anche due Coppe Italia nelle stesse stagioni.

Altra doppietta negli anni seguenti 1987 – 1988 con la compagine mantovana del Medole “Canova-Martini”: passa poi alla trentina Aldeno (quarti nella stagione 1989) con la quale si ripete negli anno 1990 e 1991 vincendo ancora una volta il titolo di campione nazionale. Nel 1993 ritorna al Medole “Canova-Martini”, che si aggiudica l’anno successivo il prestigioso Torneo “Danieli” a Castellaro Lagusello (MN).

Dal 1995 al 1999 milita nel Solferino (MN), col quale vince il Campionato di serie B, e relativa promozione in A, nel’95, ottiene la promozione dalla A2 alla A1 ed il secondo posto in Coppa Italia nel 1997.

Dal 2000 ad oggi gioca nell’A.S. Sacca, frazioncina del Comune di Goito di poche centinaia di abitanti, assurta agli onori della cronaca proprio nel 2000 quando vinse, con Marcazzan gran mattatore, il titolo Nazionale di Serie B, ottenendo quindi una storica promozione in Serie A.

Nel 2001 Piergianni Marcazzan è stato eletto nel Consiglio Federale della FIPT quale rappresentante degli atleti, e dal 2002 è dirigente della Società A.S. Sacca, dove svolge anche un ruolo preziosissimo di istruttore delle giovani leve del amburello.

 

 

Martelli Mario

Premiazione di Mario Martelli negli anni’80.

Mario Martelli nasce il 22/07/1929  e muore a Goito il 15/04/2017.
Eredita la passione per il tamburello dal padre ed inizia a giocare alla fine degli anni’40.
Nel 1950 insieme ad Albano Casali, Enzo Adami e Angelo Mario Zomini si laurea Campione d’Italia di Serie “B” con la Giuseppe Carpani di Goito, gloriosa Società con la quale vincerà in seguito due Scudetti negli anni 1952 e 1959 e dove militerà per vent’anni consecutivi.

Dal 1971 cambierà orizzonti viaggiando in regioni diverse e militando nell’ordine nel Monale di Alessandria, nel Basalusso di Asti, nel Roncello di Milano, nel Gabbiola di Lazise dove si laurea Campione d’Italia di Serie “B”, nel Bardolino (VR), nel Monzambano (MN).

Alla fine degli anni’70 torna a calcare i campi di casa, seppure a poca distanza nella frazione goitese di Cerlongo dove è artefice delle promozioni dalla Serie “D” alla Serie “B” portando sugli scudi il team del Presidente Federico “CIS” Carnevali.
Nei primi anni’80 emigra nuovamente, questa volta nel Veronese a Pradelle ed anche qui assapora nuovamente il gusto dell’impresa diffcile portando la squadra dalla Serie “D” alla Serie “B”.
Conclude la carriera nel 1984/1985 a cinquantacinque anni.

L’eclettico Martelli, che alla professione di postino ha affiancato le passioni per il tamburello, la poesia dialettale e la fisarmonica – a tale proposito è presente anche nella sezione musicale – ricorda con orgoglio e commozione in particolare un torneo nel Monferrato nel 1964 quando con la maglia bianco-celeste della “carpani” vinse contro gli allora imbattibili Campioni della Belladelli Quaderni, il Fiat Torino ed il Casale Monferrato. <<Quando uscimmo dal campo, fummo attorniati da migliaia di spettatori che volevano il nostro autografo, quasi fossimo dei divi del cinema o calciatori!>>. Mario Martelli da grande campione di tamburello ci lascia all’età di 87 anni.

 

 

Pedrazzoli Angelo

Angelo Pedrazzoli.

Angelo Pedrazzoli nasce a Goito in provincia di Mantova il 26/02/1929  e muore nel gennaio 2014.
Comincia a giocare a tamburello nell’età adolescenziale nella campagna circostante casa e così è anche con il passare degli anni, con il fratello Bruno ed il cugino Enzo Mori.
Per motivi di lavoro emigra a Torino dove gioca per vario tempo nella squadra della Fiat, dove è anche operaio.

Negli anni’60 la sua carriera tamburellistica prosegue nel Monferrato, in particolare nel Murisengo squadra titolata e più volte Campione d’Italia.
In quegli anni nella cosiddetta “Repubblica del Monferrato” si svolgeva un vero e proprio Campionato alternativo a quelli organizzati dalla Federazione Italiana, seguitissimo dal pubblico tanto da oscurare la popolarità del calcio, basti pensare che a Murisengo a fronte di duemila abitanti le partite erano seguite da 2500-3000 spettatori.

Angelo Pedrazzoli è stato compagno di squadra o avversario di grandi giocatori del tempo cominciando da Marino “Mara” Marzocchi, Cagna, Furri, Tomasi battendosi nelle zone dell’Astigiano e dell’Alessandrino.

Ha smesso di giocare a 45 anni.

 

 

 

 

PERSONAGGI

Villa Gianfranco

Quella di Gianfranco Villa è stata una vita frenetica, piena, piena di lavoro e di passioni, e fra le sue passioni il primo posto era sicuramente occupato da quella per lo sport del tamburello, che a Goito vanta una grande tradizione.

Gianfranco era nato occasionalmente a Mantova, papà mercantino e mamma casalinga, il giorno di ferragosto del 1939, ma lui era, e ci teneva molto a dirlo, del Maglio, quella piccola frazioncina goitese lungo il Mincio dove allora echeggiava spesso il suono del tamburello, un suono che da quelle parti si è spento definitivamente solo nel 1990, dopo lo sfortunato finale di campionato di quella stagione.

Gianfranco impara subito ad amare quel suono, ne sentirà il richiamo per tutta la vita: comincia a divertirsi col tamburello sin da giovane, così come giovanissimo, appena quattordicenne, inizia a lavorare come manovale e pavimentista, prima come dipendente, poi come socio ed infine, dopo il servizio militare svolto a Torino nel 1961-62, mettendosi in proprio per fare pavimentazioni e commerciare mattonelle.
Nel 1965 sposa Marisa, dalla quale avrà due figli, Alessandro e Alberto.
Nel 1972 trasferisce famiglia e ditta nel capoluogo goitese, precisamente in Via Tazzoli, una via che verrà ben presto contagiata dalla sua passione e darà al tamburello, oltre che un arbitro (Guglielmo Gottardi), ben tre giocatori di ottimo livello: Giuliano Cibrozzi, tuttora in attività, Fabio Bertani e Stefano Vallicella.
Da giovane Gianfranco ha tifato per la gloriosa “Carpani” Goito, si è esaltato per i successi e le vittorie di quella formazione storica, e nella Società goitese ha iniziato la sua carriera di dirigente: venne chiamato a ricoprire la carica di vicepresidente a fianco del presidentissimo Arduino Camellini.
Una carriera di dirigente che lo vedrà da allora sempre in prima fila: diventerà infatti presidente della nuova Società Tamburellistica Goitese nei momenti più difficili del tamburellismo locale, dopo la rinuncia della “Carpani” alla serie A nel 1973.

Dal 1976 al 1978 Gianfranco non solo assume la carica di presidente ma, generoso come sempre, si sobbarca anche gli oneri della sponsorizzazione con la propria ditta Pavimenti Villa.
Successivamente ricoprirà di nuovo la carica di vicepresidente, al fianco dell’amico Giancarlo Zampriolo, ed acquisirà grandi meriti, dal 1985, come Direttore Sportivo della gloriosa Goitese CEIM, con la quale conquista, dopo 17 anni, il ritorno alla massima serie nel 1989 ed il titolo di campioni nazionali di serie B, la sua ultima, grande soddisfazione.

Oltre a quello di dirigente, nel tamburello Gianfranco Villa ha ricoperto, con la sua innata esuberanza, tutti i ruoli possibili ed immaginabili, sempre con i colori biancorossi della Goitese: si era pure cimentato, negli anni’60 È70 ma con scarsa fortuna, nel ruolo di giocatore, mentre negli anni’80 si è prodigato in tutti i modi per riportare il suo sport preferito ai massimi livelli.
Encomiabile, ad esempio, il suo impegno per organizzare a Goito la prima Festa del Tamburello nel 1988, un impegno che si manifestava spesso anche in altri settori della vita sociale goitese: da ricordare, come altro esempio, il suo lavoro instancabile in tutte le manifestazioni organizzate dall’Amministrazione comunale per l’acquisto di un pulmino da adibire al trasporto delle persone disabili.

Una vita tutta in velocità quella di Gianfranco Villa, ed in velocità è tragicamente ed innocentemente finita in un pomeriggio di maggio del 1995, su quell’infausto rettilineo di Valeggio sul Mincio, al confine tra il Veronese ed il Mantovano.

Una vita piena ed intensa, che ha lasciato nei goitesi un grande vuoto, colmato solo dal ricordo della sua generosità, dell’amore per il suo paese, della passione per lo sport del tamburello che anche per merito suo ha potuto vivere e rivivere nel territorio e nella storia di Goito.

Enzo Cartapati

 

 

Il mito della Carpani Goito

Il tamburello a Goito ha origini remote: sicuramente si giocava già all’inizio del secolo scorso, come testimonia una vecchissima foto in cui alcune persone sembrano intente a stamburellare lungo la stretta via principale del paese; oppure quella datata 1913 che ritrae la formazione di allora: Edgardo Zago (alias Cice), Cleco Zago (Belo), Italo Crema (Sgherbo), Cesare Troiani (Becher) e Luigi Marani (Tacagnin).

Nel 1934 un’altra formazione: Armando Zago, Ugo Berti, Pierino Troiani, Gino Scardeoni e Giuseppe Carpani.
Quest’ultimo morirà in Iugoslavia durante l’ultimo conflitto mondiale ed al suo nome sarà dedicata la gloriosa squadra del dopoguerra.

Nel 1937 si disputano a Goito “sul magnifico sferisterio del Dopolavoro Comunale“ (La Voce di Mantova, 10/4/1937) entusiasmanti gare di un torneo a livello nazionale: in quel tempo il tamburello cadeva sotto l’organizzazione diretta del regime fascista tramite l’OND (Opera Nazionale Dopolavoro), nel Direttivo del Dopolavoro goitese un certo rag. Giovanni Ghizzi ricopriva la carica di direttore tecnico del gioco del tamburello e pallone elastico.

Il 18 aprile la rappresentativa mantovana batté nientemeno che quella dell’Urbe (Roma) per 19 a 9: Giuseppe Carpani e Ugo Berti, goitesi, Angelo Boccola, alias “Schena”, pozzolese, e Gino Sereni, gazoldese, vincevano non solo contro i “Romani” ma anche contro i bolognesi e poi, nella finalissima del 6 maggio, arbitro un certo Primo Barlassina di Milano (il biglietto d’ingresso costava 1 lira per i soci dopolavoristi e 1,5 lire per gli altri) ebbero la meglio anche sul Macerata per 19 a 3.

In quegli anni, e fino alla metà degli anni’50, le squadre erano composte da 4 giocatori, tutti rigorosamente in pantaloni lunghi e bianchi, e giocavano su un campo regolamentare che dal 1927, anno di nascita della FIPT – Federazione Italiana Palla Tamburello (prima i campionati erano stati organizzati dalla Federazione Ginnastica Italiana) era stato fissato in metri 20 x 125.

Il 27 e 29 giugno, festa del patrono di Goito, altri accaniti scontri interprovinciali, nei quali si fece notare la figura del grande battitore Giuseppe Carpani, nella cui memoria viene costituita nel 1948, dopo l’interruzione dell’attività in tempo di guerra, la gloriosa “Giuseppe Carpani” Goito che darà grandi soddisfazioni e coglierà diversi allori sotto la direzione tecnica ed organizzativa dell’indimenticabile Arduino Camellini.

Nel 1950 il quartetto della “Carpani” formato dai goitesi Albano Casali e Enzo Adami, dal guidizzolese Angelo Mario Zomini e dal rivaltese Gino Pezzini conquista il titolo italiano di 2° Categoria, l’attuale Serie B, e la promozione nella 1°, l’attuale Serie A.
Nel 1952 lo stesso, affiatatissimo quartetto interrompe il dominio della polisportiva di Castel Goffredo, capitanata dal grandissimo Marino Marzocchi (alias Mara), recentemente scomparso, vincendo lo scudetto della massima serie: Goito diventa un centro tamburellistico di caratura nazionale.
Sul suo sferisterio (l’attuale piazzale – parcheggio davanti alle scuole elementari e medie) fioriscono le sfide con i maggiori campioni dell’epoca, veronesi e piemontesi in particolare, sempre animate da grandi rivalità.

Nel 1959 arriva lo scudetto-bis di Prima Categoria, strappato ai veronesi della “Virtus” Bussolengo con questa formazione (si gioca in cinque): Albano Casali, Enzo Adami, Marino Marzocchi “Mara”, Mario Martelli e Angelo Mario Zomini; DT: Arduino Camellini; presidente: Dino Dobelli.

L’attività della “G. Carpani” Goito prosegue onorevolmente e ininterrottamente in serie A fino al 1972, anno in cui si classifica quarta nel 2° girone di qualificazione con questa formazione: Alberto Renzi, Eraldo Zago, Giovanni Corradini, Bruno Aldrovandi (tutti veronesi), e Luigi Sogliani (marmirolese); a disposizione: Ivano Paini, unico goitese della formazione.

Nel 1973 la “Carpani” rinuncia, con altre tre squadre mantovane, alla serie A: ne prende l’eredità ed il testimone la Società Tamburellistica Goitese, grazie anche alla passione del factotum (giocatore, dirigente, organizzatore) Gianfranco Villa, al cui nome è stato recentemente intitolato l’attuale sferisterio goitese.

 

LA SOCIETÀ TAMBURELLISTICA GOITESE

Sulle ceneri della pluridecorata “Carpani” Goito nel 1973 nasce, per opera di alcuni irriducibili appassionati della palla-tamburello, tra i quali Gianfranco Villa, la Società Tamburellistica Goitese (S.T. Goitese): si riparte dalla Serie C, con una compagine al cento per cento goitese composta da Giovanni Muchetti, Bruno Pedrazzoli, Giovanni Lodi Rizzini, Giovanni Bonini, Rinaldo Villagrossi.
Chiuso il campionato provinciale al secondo posto, dopo lo spareggio con la “Ongari” Marmirolo, la Goitese, sponsorizzata dal Ristorante Mocambo, fallisce titolo e promozione in B, ma viene ripescata d’ufficio: nel 1974 si piazza al 3° posto nel 3° girone, l’anno seguente è penultima, retrocessa.

Come sempre Gianfranco Villa e soci non sanno rassegnarsi e nel’76 riportano di nuovo la squadra a giocare in B acquisendo il diritto sportivo tramite la fusione con la “Milani” Pozzolo: Villa si improvvisa anche sponsor della squadra, denominata appunto “Pavimenti Villa” fino al 1979, quando subentra la ditta Vini Prandell (seconda in classifica dopo lo spareggio con i cugini della “Denkavit” Cerlongo), e poi dal 1980, anno in cui viene inaugurato il nuovo campo di tamburello in località Pedagno, fino al 1985 l’impresa locale Styledil, presidente Enzo Moratello.

Nel 1982 la Goitese “Styledil” retrocede di nuovo in C, ma nel 1986 riacquisisce di nuovo il dirtto a disputare il campionato cadetto a seguito della fusione con l’altra formazione goitese, la Marsiletti”Ceim” dei vari Tonini: all’esordio la Goitese Marsiletti “Ceim”, presieduta da Giancarlo Zampriolo, si classifica seconda, per migliore differenza giochi, dopo lo spareggio a quattro nei gironi di semifinale nazionale.

Gli anni ’80 e ’90 sono stati anni di grande fervore e attivismo per il tamburello goitese.

Per un certo periodo il Comune di Goito ha vantato il primato, direi mondiale, della più alta densità di impianti per il gioco del tamburello, addirittura sei (6 !) campi nel territorio comunale: uno nel Capoluogo e uno ciascuno nelle frazioni di Sacca, Marsiletti, Cerlongo, Maglio e Torre, con formazioni e società ricche di successi e di meriti sportivi.

Un prestigioso alloro nel palmares della Goitese ricompare nella stagione agonistica 1989, il titolo nazionale della Serie B: dopo il secondo posto nel 1° girone (spareggio vincente col “Capitel Agri” di Villafranca) la squadra di mister Muchetti entusiasma i propri tifosi nel girone finale e sbaraglia le formazioni della Pro Loco Montechiaro, “Botti” Capriano e “Toffolati” Bigolino.
Questa la formazione di quell’annata storica: Rolando Mazzi, Gianluigi Marchesini, Andrea Fiorini, Fabio Bertani, Amedeo Nobis, a disp. Stefano Vallicella e Fabio Marchi; DT. Giovanni Muchetti, DS: Gianfranco Villa.

Dopo tre anni di A nel 1992 la ST Goitese, presieduta da Giovanni Mainenti e sponsorizzata dalla ditta veronese Sim Ambiente, retrocede di nuovo in B, ma nel 1996 riassapora la gioia di un altro, l’ultimo per il momento, scudetto nazionale, conquistato sul campo di Caluri di Villafranca nella finalissima contro i trentini del Sabbionara, con la seguente formazione: Gianluca Sona, Lucio Ferrarini, Fabrizio Pezzini, Gilbertino Marsiletti, Carlo Tonini, Emil Tonini; DT: Claudio Tonini, presidente: Fausto Bettinazzi.
Una gioia che non ha potuto riassaporare il compianto Villa, morto l’anno prima in un tragico incidente stradale.

Il resto è storia recente: dopo i campionati di serie A/2 dal 1997 al 2000, la ST Goitese si è installata nella serie cadetta, sotto la sapiente direzione del nuovo presidente Franco Casali, giocatore e figlio d’arte (il papà è il pluricampione nazionale Albano, battitore storico della gloriosa “Carpani” Goito), sponsorizzata dalle ditte locali Novabeton di Pattarini e Tosi Costruzioni e spinta come sempre dalla passione delle famiglie Tonini, una stirpe che continua a dare a questo sport giocatori, allenatori, dirigenti, attivisti eccezionali ed instancabili.
Qualche Tonini compare da anni nelle formazioni della Goitese, che quest’anno è così composta: Emil Tonini, Flavio Luzzi, Vito Bosio, Fabio Piovanelli, Gilbertino Marsiletti, Sebastiano Guerreschi ed altri giovani del vivaio societario; DT: Flavio Spazzini; DS: Claudio Tonini.

La stagione 2005 ha visto la ST Goitese navigare nella parte medio-alta della classifica, con piena soddisfazione di una Società che, fra alti e bassi, continua onorevolmente a tenere alto il buon nome del tamburellismo locale, meritando quest’anno, assieme ai cugini dell’altra società goitese tuttora in attività, l’A.S. Sacca del presidente Luigino Parmigiani, l’assegnazione, per la prima volta nella sua secolare storia, dell’organizzazione della 26° Coppa Italia.

 

Enzo Cartapati