A cura di Marco Dallabella

II Parco delle Bertone è situato nel territorio del comune di Goito (Mn) e vi si accede dalla strada comunale delle Bertone che si diparte dalla strada statale n. 236 “Goitese” al km. 10,300 circa; al termine del rettilineo la strada presenta una stretta curva verso sinistra e proprio in questo punto si apre l’accesso principale al Parco. La distanza dal capoluogo provinciale è di circa quattordici chilometri. Altimetricamente è posto ad una quota di ventotto metri sul livello medio del mare. La sua estensione ammonta a circa sette ettari, una parte dei quali occupati da un piccolo laghetto. Dall’accesso del cancello principale si diparte un viale che conduce alla villa padronale. Un secondo viale, costeggiando II Parco verso Ovest, porta ai fabbricati di servizio che costituivano, presumibilmente, l’originale nucleo abitativo. Il Parco è protetto, per tutto il suo perimetro, da un fossato, denominato Cavo Bertone, che svolge principalmente funzione irrigua dei coltivi ma che contribuisce anche a difendere il parco dalle intrusioni indesiderate. Oltre il fossato, il Consorzio del Parco del Mincio ha piantumato con latifoglie autoctone il perimetro esterno nei lati sud ed est. Questa porzione di terreno, denominata fascia frangivento, si pone così a protezione dalle correnti ventose che minano la già precaria stabilità delle piante secolari che, per la particolare conformazione del terreno, sono impossibilitate a radicare in profondità. L’area, di proprietà della “Fondazione d’Arco” di Mantova, è ora amministrata e gestita dal Parco del Mincio che ha realizzato il restauro degli immobili ed il recupero del bosco.

 

UN PO’ DI STORIA

Il Parco delle Bertone trae il suo nome dalla famiglia De Bertoni, della quale si ha notizia verso la metà del ‘500 come proprietaria di una tenuta contigua alle proprietà dei Gonzaga. Questi ultimi possedevano vari terreni fra cui un bosco che appunto prende il nome dal casato De Bertoni. La tenuta suddetta passò poi alla famiglia Chieppio, forse quale compenso per l’opera che Annibale Chieppio svolse al servizio dei Gonzaga. In seguito la famiglia D’Arco si imparentò con i Chieppio e pertanto la tenuta giunse a quest’ultimo casato che la elesse a propria residenza estiva e di svago operando la trasformazione del Parco secondo le modalità in cui ancora si presenta. Il parco nasce sicuramente da un residuo della foresta di caccia dei Gonzaga, della quale rimane testimonianza nel vicino Bosco della Fontana e dal quale si distaccò per effetto dei disboscamenti susseguitisi dalla fine del milleseicento. Tracce della presenza di boschi nella zona delle Bertone e nelle zone circostanti si trovano in varie mappe, sia catastali che private, redatte nel periodo che va dall’inizio del 1700 a metà del 1800. Nel perimetro dell’attuale parco erano certamente presenti già nel 1800 alberi di una certa importanza, dei quali si tutelò la conservazione; di ciò sono testimonianza sia gli alberi più vecchi ancora viventi nel Parco, che sicuramente superano i duecento anni di età, sia i tronchi di alberi recentemente abbattuti, fra cui molti olmi, che, attraverso l’esame degli anelli di accrescimento del legno, hanno dimostrato età prossime ai 170 anni. L’attuale configurazione del Parco risale a circa cento anni or sono, e ciò è testimoniato dalla presenza di alberi di età superiore a 100 anni solo nella parte antistante la villa e che poi si sviluppa a nord verso il cancello, la stessa porzione che, nelle mappe più vecchie già citate, veniva indicata come il giardino della “villa di vacanza”; viceversa nella porzione circostante il laghetto non si sono rinvenute piante di età superiore al secolo. La villa padronale è stata realizzata pochi anni prima, intorno al 1870.

Purtroppo mancano negli archivi notizie più precise e non sono noti i nomi dei progettisti delle opere. È certo, comunque, che la creazione del Parco sia stata diretta da un abile progettista in quanto non può essere casuale la distribuzione della vegetazione che crea una varietà di ambienti boscosi e di scorci romantici e suggestivi.

 

IL BOSCO

II Parco delle Bertone prende origine da un residuo della foresta planiziale padana. La porzione mantovana di questa, nei secoli 15° e 16° fu teatro delle imprese di caccia della famiglia Gonzaga e dei suoi illustri ospiti, per i quali vennero organizzate eccezionali battute al cinghiale. L’attiguo Bosco della Fontana è l’ultimo reliquato della originaria foresta e ne mantiene alcune caratteristiche botaniche; vi si ritrovano una decina di specie vegetali arboree, fra cui predominano il carpino bianco, la farnia, l’acero campestre, l’ontano e il pioppo nero. Fra gli arbusti di sottobosco si rinvengono il nocciolo, l’edera, la vitalba. Fra le specie che crescono a livello del suolo spiccano il pungitopo, la pervinca e numerose altre. Nel Parco delle Bertone ritroviamo effettivamente una composizione di sottobosco analoga a quella della foresta padana, se si fa eccezione della convallaria che borda sentieri e aiuole. Ma è nella vegetazione arborea che appare evidente l’intervento dell’uomo; la varietà è ampia, con specie sicuramente poco comuni e di origine non europea. La disposizione delle piante non è casuale e risponde a criteri architettonici che tendono a ricreare ambienti suggestivi, scorci panoramici, giochi di colori nei periodi di fioritura e, ovunque, un ambiente sempre gradevole.In conseguenza delle trasformazioni apportate nel corso degli anni nella attuale configurazione del Parco si distinguono alcune zone caratterizzate da proprie connotazioni, sia nella distribuzione delle aree che nella composizione della flora di sottobosco e di alto fusto.

La prima zona è quella adiacente al cancello principale e si estende verso la radura antistante la Villa. In questa area si possono ancora distinguere con sufficiente chiarezza le aiuole bordate di convallaria e ricoperte di pervinca, attraversate da sentieri minori e dai vialetti di accesso. Il bosco è arioso, composto da piante di alto fusto, quali pini neri, liriodendron tulipifera, un’eccezionale pioppo (sicuramente la pianta più imponente di tutto il Parco), alternate ad altre piante più decorative e caratteristiche dei parchi ottocenteschi quali magnolie, tassi. Tutta l’area è stata concepita per permettere distensive passeggiate ombrose senza doversi allontanare eccessivamente dalla villa e dalla radura assolata.

Una seconda zona è identificabile nell’area che circonda il complesso dei fabbricati. Il bosco lascia qui il campo ad una radura erbosa che nello spazio fra la Villa e il cancello secondario era un tempo ghiaiata. Ai bordi si innalzano poche piante, quali il libocedro ed altre magnolie a foglia caduca. Il muro di recinzione è nascosto da cespugli di lauro ed a ridosso dei fabbricati fioriscono rosai e si arrampica la vite canadese.
Una terza zona circonda il laghetto. Il parco, gradualmente, diventa bosco, anche se il suo sviluppo è stato guidato dall’uomo. Le essenze che vi crescono sono in prevalenza latifoglie – querce, carpini, bagolari – con alcune essenze meno diffuse o decisamente rare – gimgko biloba, kaki -. Si nota anche un boschetto di magnolie a ridosso dello specchio principale del laghetto. Si ritrovano ancora angoli che presentano tracce di cespugli di ortensie ed aree dedicate alla sosta con panchine in pietra. La vegetazione crea scenari sempre mutevoli e incornicia scorci verso il laghetto, mentre il sentiero che lo aggira contribuisce al gioco ora avvicinandosi ed ora allontanandosi dallo specchio d’acqua.
o La quarta zona è rappresentata dall’isola che si sviluppa al centro del laghetto, il cui accesso, attualmente, è reso possibile da due ponticelli recentemente restaurati. Qui la vegetazione arborea ha potuto svilupparsi più liberamente, raggiungendo un equilibrio naturale che non si ritrova nelle altre zone; il cammino per il sentiero che la attraversa ricorda un percorso boschivo. Le stesse connotazioni si ritrovano nella porzione di bosco ristretta fra lo scolo Colarina e il Naviglio di Goito.
Nel sottobosco, come già accennato, si rinvengono il pungitopo, la pervinca e la convallaria. In alcune zone è assai diffuso il sambuco, in altre si ritrovano cespugli di nocciolo, come pure è presente il bosso. Molto interessante la presenza di bambù nano nelle vicinanze del lato est del laghetto mentre a fianco della colli-netta si rinviene l’ultimo esemplare di elleboro. Nell’isola il sottobosco appare formato da giovani piantine di ippocastano, che nascono spontaneamente inframmezzate al pungitopo, ma che non riescono a svilupparsi in piante adulte per la mancanza di luce e spazio.

Il Centro Parco delle Bertone è aperto al pubblico ogni sabato e domenica ed altra festività da marzo a fine ottobre. Durante la settimana è possibile effettuare visite per gruppi scolastici o adulti previa prenotazione. Bertone tel. 0376/686676 via Bertone – Goito Parco del Mincio tel. 0376/22831 via Marangoni, 36 – Mantova

 

GLI ANIMALI

Porcellini di terra, lombrichi, popolazioni di insetti delle più varie forme, acari, piccoli crostacei, ragni e numerosi altri invertebrati, popolano la lettiera e il sottoterra, ove vengono decomposti tutti i resti organici. Questi piccoli animali costituiscono alimento per altri, in particolare talpa, riccio, uccelli insettivori. Sulle erbe alte troviamo ragni, coccinelle, grillo canterino, mantide religiosa, bruchi, cavallette, lucciole e chiocciole.

In agguato tra le erbe fitte si trovano rane, rospi e rettili – orbettino, saettone e natrice – mentre il topo campagnolo, eternamente alla ricerca di semi e frutti, deve difendersi dagli attacchi della donnola e della volpe. Tra i rami si muove una fitta schiera di coleotteri: il cervo volante, lo scarabeo rinoceronte, i cerambicidi dalle lunghe antenne, i curculioni-di e i vari rodilegno, preda preferita del picchio rosso. Gli uccelli sono presenti in tutta la loro varietà, da quelli insettivori – usignolo, capinera, scricciolo, cinciallegra, pettirosso – ai granivori -cardellino, verdone, lucherino, tordo – mentre tra i rami più alti si rifugia il colombaccio o si acquattano i predatori diurni – nibbio, poiana, cornacchia – o notturni -gufo, civetta, barbagianni -. Singolare è la presenza dello scoiattolo e anche dell’assiolo, piccolo predatore dal caratteristico canto.L’ambiente acquatico è popolato da numerosi anfibi e rettili che sono preda del martin pescatore, dei grandi aironi rosso e grigio e delle nitticore. Occasionalmente lo stagno offre rifugio ad anatidi e gallinelle d’acqua mentre la superficie vede lo sfrecciare delle libellule e il passo leggero dei gerridi e dei ditiscidi.

 

IL CENTRO CICOGNE

Dalla primavera del 1994, in un’area appartata e protetta delle Bertone, è attivo il “Centro per la reintroduzione della cicogna bianca”. L’iniziativa rientra in un progetto internazionale di salvaguardia delle specie, la cui sopravvivenza è minata da numerosi fattori (caccia sulle rotte migratorio estere, scarsità di cibo nelle aree africane di svernamento). [Per saperne di più visita la pagina dedicata al Centro di Reintroduzione della Cicogna bianca].