Il 16 febbraio 2001, all’Ospedale cremonese di Casalmaggiore, si è spento Giuseppe Fierino Lucchini, pittore di notevole rilievo nel panorama artistico mantovano, e non solo, nato il 22 gennaio 1907 a Stradella di San Giorgio di Mantova ma “goitese” d’adozione.

A Goito, e precisamente nella frazione di Calliera, dove il papà Attullo, strana figura di “contadino-poeta”, gran lettore di romanzi cavallereschi e di fantasia, aveva comperato un fondo, Giuseppe si trasferisce con la famiglia subito dopo la fine della prima guerra mondiale: qui si iscrive ad una scuola tecnica locale e familiarizza col pittore Romolo Brusini. E a Goito Giuseppe conosce anche Ernesta Corridori, che sposerà il 5 agosto del 1937 e con la quale vivrà fino alla sua morte avvenuta a Mantova il 17 febbraio (lo stesso mese, quasi lo stesso giorno della sua morte, sedici anni più tardi).

Assecondato dal padre, frequenta dal 1922 al 1927 una moderna Scuola d’Arte, appena costituita a Monza, l’ISIA (Istituto Superiore delle Industrie Artistiche): vince una borsa di studio Cariplo e segue i corsi di Decorazione, sotto la guida di maestri del calibro di Arturo Martini, Marino Marini, Pio Semeghini, Raffaele De Grada ed altri. Conosce altri artisti mantovani quali Oreste Marini, Ezio Mutti, Ermanno Pittigliani e Umberto Bellintani (quest’ultimo, anch’egli scomparso di recente, diventerà uno dei più apprezzati poeti mantovani).

Nell’autunno del 1927 frequenta la rinomata Accademia Cignaroli di Verona, dove conosce tra gli altri Giulio Perina, ma nel 1928 viene chiamato a fare il servizio militare a Roma. Dopo il congedo torna a Goito nel 1929, anno di grande crisi internazionale, per l’Italia l’anno della “quota novanta”: non riuscendo a trovare lavoro emigra ancora in quel di Monza, ospite dell’ amico Pittigliani, aderisce al Futurismo e ne conosce il fondatore Filippo Tommaso Marinetti, oltre a Bruno Munari e Fortunato Depero. Ma sono anni duri, per sopravvivere lavora come “bozzettista” pubblicitario presso la Centrale Artistica che faceva capo a Munari.

Nel 1934 Lucchini, che nel suo diario confessa di essere “stanco di privazioni di ogni genere, compresa quella artistica, dovendomi dedicare, per vivere, esclusivamente alla pubblicità”, abbandona definitivamente la metropoli milanese e ritorna a Goito, dove riscopre l’incanto della terra virgiliana, delle case, della campagna, delle acque, e dichiara apertamente: “Sono sempre più attratto dal meraviglioso, lussureggiante paesaggio del Mincio, ricco di una straordinaria armonia di forme e colori”.

A Goito rincontra il suo grande amico Emilio Faccioli ed un altro pittore di fama, Ermanno Pittigliani, con i quali costituisce una specie di cenacolo itinerante sulle sponde del Mincio, e qualche volta anche con altri due artisti goitesi, Francesco Scaini e Aldo Malerba.
Nel 1938 porta all’altare la goitese Ernesta Corridori, sua fedele compagna per tutto il resto della sua vita, dalla quale, nello stesso anno, ha il primo figlio Giorgio.

Acquisito presso l’ISIA di Monza il diploma legale e ufficiale di “maestro in decorazione murale e arte pubblicitaria” e diventa insegnante di istruzione tecnica in corsi liberi finanziati dalla Camera di Commercio, non cessando mai di partecipare alle mostre d’arte provinciali e interprovinciali.

Nel 1939 nasce la seconda figlia Laura.

Richiamato alle armi nel ‘42, diserta dopo l’8 settembre ’43 e rimane per il resto del conflitto nascosto in casa sua, diventando perfino amico di un ufficiale tedesco, Peter von de Locht, amante più dell’ arte ed assai meno del nazismo.
Dopo la guerra Lucchini riprende subito a disegnare, dipingere e partecipare a mostre, nel ’46 vince il primo premio al concorso sul “Paesaggio Mantovano”: riprende anche a insegnare e riesce a realizzare la sua idea di una scuola di indirizzo agrario a Goito.

A distanza di pochi anni muoiono sia la madre che il padre, da sempre suo grande sostenitore: Lucchini ricopre vari incarichi di insegnamento, e anche quello di Giudice Conciliatore di Goito.

Nel 1957 diventa titolare di cattedra in una scuola di Mantova, città nella quale trasferisce definitivamente la sua residenza: finirà di insegnare solo nel 1975 col suo pensionamento.

Nel frattempo non smette mai di dipingere, ma solo nel ’73 riprende ad esporre le sue opere (cento dipinti e ottanta disegni) in una personale presentata dall’amico Faccioli: partecipa poi alla mostra dei “Paesaggisti mantovani 1900-1950” a Palazzo Te nel ’79, nelle tre edizioni della rassegna “Dal Mincio al Naviglio e ritorno- 1900-1950” a Gazoldo degli Ippoliti (1982 e ’83), ad altre esposizioni a Palazzo Bagatti Valsecchi di Milano, a Virgilio, nelle principali gallerie di Mantova e provincia, fino alla personale antologica di Gazoldo degli Ippoliti nell’83.

D’estate soggiorna con la sorella Cibele a Rodigo, a due passi dall’Istituto Geriatrico: e proprio quella realtà, quegli anziani ricoverati diventano il suo terreno di ricerca artistica, che sfocia in una serie di eccezionali ritratti, nelle decorazioni murali e nei mosaici realizzati all’Istituto e in un paio di pubblicazioni “L’età breve” e “Favole del quotidiano”, fino alle illustrazioni del volume “Ubriacati con me”, scritto dal medico Maurizio Cantore.

Ultima sua fatica, forse la più gratificante, è stata l’organizzazione, nel 1994, della mostra che l’Amministrazione Comunale di Goito gli ha dedicato, nella prima edizione delle Manifestazioni Sordelliane, dal titolo “Figure e paesaggi a Goito”, un omaggio alla sua vita artistica, un riconoscimento dovuto ad un artista “goitese” di adozione e che a Goito ed al paesaggio di Goito e dintorni si è largamente ispirato.

Lucchini ha terminato in solitudine i suoi ultimi mesi di vita, trascorsi presso la Casa di Riposo “Villa Aurelia” di San Michele in Bosco: muore all’Ospedale di Casalmaggiore il 16 febbraio 2001.

 

Enzo Cartapati